Nuovi vaccini con i milioni del Malaria Fund
Pubblicato su La Nazione il 9 Giugno 2020
di Pino Di Blasio
La sfida di Riccardo Baccheschi, presidente di AchilleS Vaccines. “Apriremo laboratori 4.0 negli spazi di Tls, finanziati dal Governo”
Riccardo Baccheschi, 52 anni, presidente e ceo di AchilleS Vaccines, è il prototipo perfetto degli eredi di Achille Sclavo e degli allievi di Rino Rappuoli. Senese, contradaiolo del Nicchio, biologo molecolare, una vita professionale trascorsa in tutti i Continenti, società fondate in Indonesia e in altre città italiane, è tornato a casa dopo 25 anni e dopo aver studiato a fondo i mercati globali di farmaci e vaccini. E oggi, assieme ai presidenti delle Fondazioni Mps e Tls, Carlo Rossi e Fabrizio Landi, alzerà il velo sul finanziamento più ingente erogato da organismi internazionali a favore di una start up. Milioni di euro per un’idea che farà risparmiare tempo e soldi nella ricerca di nuovi vaccini, dal Covid alla malaria.
L’ammontare del finanziamento e i segreti del progetto saranno presentati oggi nella conferenza stampa. Sono solo due le società che sono riuscite a beneficiare dei fondi di venture capitalism messi a disposizione dal Malaria Fund. Nella cerimonia a distanza a Berlino e in Lussemburgo, la Commissione Europea, la Banca Europea degli Investimenti, la Fondazione Mps, la Fondazione Bill & Melinda Gates e gli altri partner hanno rivelato che i primi due progetti finanziati sono quelli della senese AchilleS Vaccines e dell’austriaca Themis Bioscience. Riccardo Baccheschi è affiancato nella sua avventura di AchilleS Vaccines, dal vicepresidente Giuseppe Josco e da Lorenzo Pellegrini Quarantotti. “Un segno del destino – dice Josco, che ha lavorato una vita al Monte dei Paschi – aver ricevuto i finanziamenti del Malaria Fund il 3 giugno. Quel giorno, nel 2006, morì di malaria il vicepresidente di Banca Mps, Stefano Bellaveglia”.
Non parliamo del Malaria Fund; come è arrivato a fondare la sua start up?
“La mia carriera nei vaccini – racconta Riccardo Baccheschi – è iniziata nel 1992, quando la Biocine rilevò il settore della Sclavo, comprandolo da Guelfo Marcucci. Cominciai con Mario Lorenzoni come amministratore delegato e con Rino Rappuoli che guidava il centro ricerche. La mia missione era trovare nuovi mercati per i vaccini”.
Non è che avessero molti mercati internazionali all’epoca..
“Ho cominciato in Egitto, in Medio Oriente, poi in Asia e Pacifico. Sono rimasto fino a quando Chiron non è stata incorporata da Novartis nel 2001. E prima di andar via, lanciammo un grande progetto con la Nuova Zelanda, per un vaccino anti meningite B. Il Governo neozelandese aveva un problema grave con quel tipo di meningococco, mieteva centinaia di vittime soprattutto tra le comunità Maori. Le autorità di Wellington scoprirono che a Siena c’era qualcuno che poteva risolvere il loro problema. Insieme a Rappuoli firmammo un progetto di vaccinazione che ebbe successo”.
Perché mollò Siena e le società e la ex Sclavo?
“Perché ero attratto da altri progetti, da investimenti governativi su istituti simil Sclavo, laboratori con ricercatori di talento e vocati al trasferimento di tecnologie alle imprese. Ce ne sono 15 in giro per il mondo. Cominciai a collaborare con il DCVMN, il network delle imprese di vaccini nei Paesi in via di sviluppo, che comprende Egitto, Indonesia e altri Paesi islamici”.
Una Opec dei farmaci?
“Sì, una specie. Erano gli anni dei primi vaccini combinati, trivalenti e quadrivalenti. Fondai una start up a Bangkok, la Bionet, che si occupava di sviluppare prodotti per i mercati asiatici. Qualche anno dopo fondai la Valliance a Pisa, vendute entrambe. Forse troppo presto, soprattutto la prima che era arrivata ad avere 100 dipendenti”.
E’ stata la sindrome di Odisseo a farla tornare a Siena e fondare AchilleS Vaccines?
“Questa è la città ideale per un’avventura imprenditoriale come la nostra. La start up ha una visione finanziaria e uno sguardo attento ai mercati globali, riesce a trovare sbocchi per gli anelli della catena. Si parte dalla ricerca, si passa per lo sviluppo, poi la produzione e infine il mercato. C’è chi è bravo sul primo anello, noi ce la caviamo su ricerca, sviluppo e mercati. Per la produzione ci rivolgeremo a chi la fa da sempre”.
Il vostro segreto sta nell’uso dell’intelligenza artificiale?
“Soprattutto grazie a queste sinergie siamo riusciti ad ottenere 4 milioni di euro dal ministero per lo sviluppo economico per i nostri laboratori 4.0. Una piattaforma innovativa, combinazioni di scienza, biotecnologie, ingegnerie informatiche. Troveranno spazio in un piano nei locali della Fondazione Tls”.
Un anticipo del SaiHub?
“Ho partecipato a tante riunioni con Tls, Fondazione Mps e QuestIt, il futuro è nella combinazione di tutte le tecnologie. L’intelligenza artificiale fa risparmiare mesi di studi e test clinici, gli algoritmi daranno una grande mano allo sviluppo di vaccini. Non solo per Covid e malaria”.