Malaria Fund finanzia AchilleS Vaccines con 46 milioni per un vaccino antimalarico e anti-Covid
Pubblicato su Aboutpharma.com il 09 Giugno 2020
di Redazione Aboutpharma Online
Grazie al supporto di Fondazione Toscana life sciences e Fondazione Monte dei Paschi di Siena, la biotech senese è riuscita a presentare quattro progetti. Uno di questi riguarda un possibile vaccino contro il nuovo coronavirus
Il cuore del finanziamento è un vaccino contro la malaria, tuttavia all’interno del pacchetto che l’iniziativa europea Malaria Fund ha deciso di sostenere con 46 milioni di euro in cinque anni, c’è anche un progetto di ricerca anti Covid-19. Il tutto è stato presentato in occasione di una conferenza stampa online a cui hanno partecipato Carlo Rossi, Presidente di Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Riccardo Baccheschi, presidente e Ceo di AchielleS Vaccines e Fabrizio Landi, Presidente di Fondazione Toscana Life Science.
Il finanziamento
La società biotecnologica senese, incubata presso Tls, riceverà da subito 10,8 milioni di euro da parte dell’Ue Malaria Fund, partenariato pubblico-privato nato con l’obiettivo di supportare piccole e medie imprese attive nella ricerca di nuovi farmaci contro la malaria e altre malattie infettive con elevato impatto in termini di salute pubblica, come Covid-19. Tra i soggetti che partecipano al fondo ci sono la Commissione europea, la Banca europea degli investimenti, la Bill & Melinda Gates Foundation e la Fondazione Monte dei Paschi di Siena che ha partecipato con una tranche di un milione di euro suddivisi in 500 mila euro annui tra questo e il prossimo anno.
I progetti finanziati: non solo malaria
Il nome del progetto per la terapia antimalarica è “MalOMVax”, con cui l’azienda intende sviluppare un vaccino per la malaria in grado di attivare immunità contro più antigeni del parassita e quindi di fornire una protezione ampia e di lunga durata. Ma nella fase di presentazione delle proposte, la società senese ha messo sul tavolo non uno, ma ben quattro progetti. “Non è stato facile accedere a questi fondi – ha detto Baccheschi. Sono state undici le società finalista e noi, unici italiani, siamo arrivati in fondo insieme a un’altra azienda austriaca. Ma negli obiettivi del Malaria Fund non c’è solo la sperimentazione di vaccini contro la malaria, ma di tutte quelle malattie infettive di grande interesse sociale ed è per questo che, in corsa, abbiamo presentato anche una nostra idea per sconfiggere la Covid-19. Nella disgrazia di questa pandemia – continua Baccheschi – abbiamo accelerato nella ricerca contro Sars-cov-2 e siamo riusciti a proporre la nostra idea”. La quota destinata a MAbCo19 sarà di cinque milioni e tutta la ricerca verterà sull’azione di un anticorpo monoclonale. Stando ai tempi presentati da Baccheschi il progetto su Covid-19 dovrebbe arrivare alla fase clinica entro l’anno, mentre gli altri tre progetti sottoposti al vaglio di Malaria Fund, della durata di cinque anni, dovrebbero entrare presto nella fase II. Due di questi sono prodotti sono orientati a combattere l’antibioticoresistenza.
Tutto è cambiato
“Questo un enorme riconoscimento per l’Italia e per Siena, da sempre centro di grande innovazione vaccinale. Sempre più patologie dipenderanno da cure anticorpali. Sul caso malaria, poi, l’occidente tende ad avere la memoria breve perché non ci riguarda da vicino, eppure è un tema attualissimo”, spiega Landi che poi fornisce la sua lettura dell’emergenza sanitaria che ha colpito il mondo intero. “Covid-19 ha cambiato tutto e la società deve riconoscere questa cosa. Durante l’epidemia di H1N1 nel 2009 avevamo proposto di istituire a Siena un presidio permanente per sviluppare dei vaccini, ma poi tutto è stato abbandonato. Avremmo avuto più capacità di risposta oggigiorno. Tra l’altro – continua il presidente di Tls – se analizziamo le cadenze delle grandi epidemie del secolo scorso ci accorgiamo che il periodo che intercorre tra queste si sta riducendo”. Il pensiero vola alla Spagnola nel 1918-20, all’asiatica nel 1957/1960, alla Hong Kong tra il 1968 e il 1969 e la Sars nel 2003 e la H1N1 sette anni più tardi. “Gli spostamenti di persone e animali e i contatti sempre più stretti portano a situazioni di questo tipo”, prosegue Landi.
I vaccini e la capacità di produzione
Landi conclude con un altro spunto. “Contro l’influenza si può contare su una produzione di 300-400 milioni di vaccini all’anno. Come faremo ad arrivare a un miliardo?” si chiede. “L’Italia – prosegue – non ha una capacità produttiva di questo tipo. Noi avremmo a disposizione uno stabilimento che Gsk ci ha donato, ma stiamo ancora aspettando i finanziamenti per poterlo mettere in funzione. Sono addirittura venute aziende multinazionali a chiederci aiuto nella produzione dei vaccini pensando che l’impianto fosse attivo. Ma non era così”.